In un recente confronto effettuato tra un’auto elettrica, una Nissan Leaf, e altre, sono emersi alcuni punti a sfavore di questa tecnologia ritenuta ecosostenibile, soprattutto a causa delle emissioni durante la ricarica.
L’auto elettrica potrebbe sembrare, al primo sguardo, una buona risposta ai problemi di inquinamento delle città, perché mentre si sposta da un luogo all’altro, non avendo un impianto di scarico come quelle a benzina, potrebbe indurre a credere che le emissioni siano pari, più o meno, a zero: in realtà, ogni attività umana ha un’impronta di carbonio, quindi anche l’auto elettrica può avere i suoi limiti.
Quali sono questi limiti? Semplice: sono insiti nell’energia usata per ricaricarla, quella elettrica. Spesso accade, infatti, che l’elettricità necessaria – una cosiddetta energia secondaria, giacché generata a partire dall’impiego di un’altra fonte energetica – sia prodotta da fonti non particolarmente rispettose dell’ambiente, come ad esempio, centrali a carbone o a gas.
Così, finisce che la Nissan Leaf ricaricata in un paese in cui l’energia sia per la maggior parte prodotta in modo rinnovabile, con centrali idroelettriche come in Svizzera, risulta essere meno inquinante di una Mazda 3 in Germania che, per tornare in strada, viene ricaricata con energia prodotta da centrali a olio combustibile o carbone.
In questo senso, con l’auto elettrica – in certi casi – ci si cullerebbe nella falsa convinzione di viaggiare in modo rispettoso dell’ambiente, spostando a monte il problema, vale a dire, nell’assorbimento eccessivo di un’energia secondaria, quella elettrica, che spesso non viene prodotta in modo rispettoso dell’ambiente.
Ecco che a quel punto, le emissioni inquinanti – in certi casi – potrebbero addirittura essere inferiori con veicoli dotati di sistemi ibridi, ottimizzando i consumi di combustibile e studiando con attenzione come integrare l’energia pulita.
Qui è possibile scaricare il report in formato PDF realizzato dall’Union of Concerned Scientists relativo a questo tema.