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Cambiamenti climatici e migrazioni

11 Aprile 2019

Tra i problemi causati dal riscaldamento globale e dei cambiamenti climatici non c’è solo l’innalzamento del livello dei mari causato dallo scioglimento delle calotte polari. La Banca mondiale ha infatti stimato che entro il 2050 più di 140 milioni di persone saranno costrette a lasciare la propria casa e intraprendere delle vere e proprie migrazioni a causa delle variazioni climatiche.

Oltre infatti alle migrazioni causate dalle guerre e dalla naturale e umana ricerca di condizioni di vita migliori, anche l’innalzamento della temperatura media mondiale è e sarà una delle possibili cause delle migrazioni in futuro.

Fenomeni quali inondazioni, uragani e siccità spingono e spingeranno milioni di persone a trasferirsi in altre zone e paesi. Possiamo citare ad esempio, il caso del Lago Ciad, che nel corso degli ultimi quarant’anni ha ridotto la sua portata idrica dell’80%. Un simile fenomeno ha effetti sconvolgenti sulle attività agricole produttive di un’intera zona, causando carestie e difficoltà nel mantenere condizioni di vita accettabili.

Fenomeni come lo scioglimento dei ghiacci una continua espansione delle aree desertiche sul nostro pianeta, sono appena percettibili nell’immediatezza, ma causano trasformazioni epocali negli ecosistemi nel corso di alcuni decenni.

Per la giurisprudenza, la convenzione di Ginevra del 1951 non contempla la figura dei migranti climatici all’interno dello statuto dei rifugiati. Questo è sicuramente un problema per il riconoscimento delle persone che rientrano in questa situazione.

Al momento infatti le ragioni climatiche non sono contemplate nella richiesta di un permesso di soggiorno.

Il problema dei cambiamenti climatici non riguarda però solo il cosiddetto terzo mondo. Anche in Europa, negli Stati Uniti e in Giappone i probabili futuri stravolgimenti climatici avranno un impatto molto negativo.

Dal 2014 il numero di persone costrette a lasciare le proprie terre a causa dei problemi causati dalle variazioni climatiche, è salito da 19,1 milioni ai 24, 2 milioni del 2016. La maggior parte di essi è concentrata in estremo oriente nei paesi del Pacifico.Secondo i dati raccolti dall’alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, risulta che su poco più di 68 milioni di persone costrette a lasciare il proprio paese nel corso del 2017, poco più di 113.000 sono arrivati in Europa. Esistono infatti fenomeni migratori anche interni alle singole nazioni. Lo scorso anno d’esempio circa 30 milioni di persone hanno effettuato delle migrazioni interne, ossia si sono spostate restando comunque all’interno della loro nazione. Di questi circa il 61% a causa di calamità naturali.

Tra le cause principali di questo genere di migrazioni ci sono le alluvioni e cicloni. In Asia orientale, meridionale centrale, nel Pacifico, in America e persino in Europa sono milioni le persone che fungono da disastri naturali. Un numero decisamente maggiore rispetto le persone costrette a spostarsi a causa di guerre conflitti. L’Africa è l’unico continente dove avviene invece il contrario, anche se comunque nel 2017 i migranti per ragioni ambientali sono stati circa 2, 6 milioni.

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