Gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) dell’Onu ha annunciato che sta rivedendo un rapporto che contiene previsioni poco conosciute sullo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya.
Il quarto rapporto dell’Ipcc del 2007 riportava la data del 2035 come “valida” per ipotizzare la scomparsa dei ghiacciai himalayani se continuerà l’attuale trend del global warming. I dati sono però diversi anche da quelli già molto preoccupanti sullo scioglimento dei ghiacciai himalayani presentati anche recentemente dai ricercatori cinesi, che sono terrorizzati per quel che potrebbe succedere alle sorgenti dei 10 più grandi fiumi asiatici ed ai contraccolpi che potrebbero esserci non solo in Cina ma anche in India, Pakistan, Bangladesh e in tutto il sud-est asiatico. Ieri il ministro indiano dell’ambiente, Jairam Ramesh, che era stato accusato di fare “voodoo science“, ha contestato le conclusioni del rapporto Ipcc del 2007: «Sono davvero reticenti e il trend è motivo di grande preoccupazione. La previsione del 2035, allo stato, non si basano su un briciolo di prove scientifiche».
Già a novembre Ramesh aveva detto che un rapporto commissionato dal governo indiano non aveva trovato nessuna prova conclusiva per collegare il ritiro dei ghiacciai dell’Himalaya ai cambiamenti climatici, ma aveva anche contemporaneamente ammesso che molti dei 9.500 ghiacciai dell’Himalaya indiano si stanno riducendo, anche se alcuni ad ritmo più lento di quello previsto e se qualcuno era addirittura in aumento.
Anche altri esperti, fuori e dentro l’Ipcc, pensano che le proiezione per il 2035 non si siano basate sulla peer-reviewed science. Il Sunday Times di Londra ha scritto che lo stesso glaciologo indiano, Syed Hasnain che per primo nel 1999 ha fatto le proiezioni su ghiacciai dell’Himalaya, ha riconosciuto che si tratta di “speculation“.
«Stiamo esaminando la questione dei ghiacciai dell’Himalaya, e prenderemo una posizione in merito nei prossimi due o tre giorni» ha detto alla Reuters il capo dell’Ipcc Rajendra Pachauri, anche lui indiano. Al summit di Copenaghen di dicembre Pachauri ha difeso i rapporti del’Ipcc dopo il “climate-gate” dell’e-mail trafugate dai computer di alcuni scienziati dell’università britannica dell’East Anglia che aveva scatenato gli eco-scettici che accusavano i ricercatori di pratiche collusive volte a cancellare i dati “scomodi”.
Le imprecisioni nei rapporti Ipcc sono pericolose perché sono (o almeno dovrebbero) essere un riferimento scientifico per i governi.