In occasione del vertice di Bali, Greenpeace svela come una manciata di potenti giocatori del mercato dell’olio di palma siano implicati nella distruzione della torbiere indonesiane. L’associazione denuncia anche importanti marchi italiani. La degradazione di queste torbiere potrebbe scatenare una bomba ecologica in termini di emissioni di gas serra nell’atmosfera. Una bomba all’olio di palma.
Il rapporto di Greenpeace intitolato “Come ti friggo il Clima” rivela che compagnie come Unilever, Nestlè e Procter&Gamble stanno, con le loro attività per la produzione di olio di palma, distruggendo le torbiere indonesiane per soddisfare la crescente domanda di olio palma nei settori dell’agroalimentare, della cosmesi e dei biocarburanti.
Le torbiere Indonesiane, tra le riserve di carbonio più ricche al mondo, vengono distrutte tagliando a raso gli alberi di valore commerciale, drenando il terreno attraverso la costruzione di canali e dando fuoco a tutto ciò che resta -spiega Chiara Campione, responsabile della campagna foreste di Greenpeace- In questo modo le torbiere restituiscono quanto assimilato nel corso di secoli sottoforma di gas serra nell’atmosferaregalandoci uno dei più insensati ed altrettanto evitabili contributi al riscaldamento globale.
L’olio di palma proveniente dalla distruzione delle torbiere indonesiane rifornisce le filiere produttive che stanno dietro marche molto note come la margarina Flora, KitKat o Pringles ed altre altrettanto note nominate nel rapporto di Greenpeace che accusa anche multinazionali italiane come Ferrero e Merloni Progetti di chiudere irresponsabilmente gli occhi di fronte alla distruzione delle torbiere in nome di olio vegetale a poco prezzo.“Le nostre ricerche sul campo dimostrano che per produrre cibo, biocarburanti e detersivi. Un piccolo ma potente gruppo di multinazionali sta devastando e bruciando le torbiere indonesiane mandando il nostro clima a farsi friggere”- conclude Chiara Campione.
Intanto a Bali Greenpeace propone un sistema per la riduzione delle emissioni provenienti dalla deforestazione, il TDERM (Tropical Deforestation Emission Reduction Mechanism) e la sua inclusione formale tra gli obbiettivi del mandato del protocollo di Kyoto. Questo meccanismo combinerebbe opportunità di mercato e finanziamenti dipolitiche pubbliche dirette ai paesi più a rischio di deforestazione. Il TDERM, infatti, permetterà ai paesi industrializzati di rispettare una percentuale degli obblighi totali di riduzione di emissioni attraverso l’acquisizione delle cosiddette Unità di Riduzione di Emissioni da Deforestazione Tropicale (TDERU). In cambio i paesi in via di sviluppo che decideranno di accedere al meccanismo di finanziamento dovranno garantire riduzioni permanenti delle emissioni e misure a tutela della biodiversità ponendosi l’obbiettivo di dimezzare le emissioni causate dalla deforestazione tropicale in un periodo di 10 anni.