Concepire e adottare nuovi regimi alimentari in tutto il mondo sarà probabilmente un passo necessario per evitare o quantomeno limitare impatti catastrofici sul futuro del nostro Pianeta. A sostenerlo è uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet nello scorso mese di gennaio.
Stando a quanto riportato nello studio, circa 820 milioni di persone al mondo non dispongono di cibo a sufficienza, mentre oltre 2 miliardi di persone soffiano dal problema opposto, ossia sono obese o in sovrappeso. Inoltre, negli ultimi trent’anni è quasi raddoppiata l’incidenza globale del diabete.
Inquinamento, produzione di gas serra e consumo eccessivo di risorse
Le varie attività relative alla produzione di cibo per l’alimentazione umana contribuiscono in modo considerevole all’emissione di gas serra e alla riduzione della biodiversità. Già nel 2006, la FAO stimò che i processi coinvolti nell’attività di allevamento degli animali generavano una produzione di gas serra equivalente al 18% delle emissioni globali prodotte dalle attività umane. Tale quota era superiore a quella prodotta dall’intero settore dei trasporti. Attività come l’allevamento di animali causa inoltre molteplici altri problemi come ad esempio la deforestazione, la degradazione del suolo e l’inquinamento idrico derivante sia dalla zootecnia intensiva sia dalla produzione di mangime.
La proposta contenuta nello studio condotto da Lancet, prevede un regime alimentare di circa 2500 kcal al giorno, una riduzione del 50% della quantità media di zuccheri e carne rossa, e un raddoppiamento nel consumo di verdure, legumi e frutta secca.
Il cambiamento alimentare, e soprattutto di abitudini, più evidente riguarda il consumo di carne rossa. Il consiglio è quello di arrivare a un consumo massimo di 14 g di carne al giorno, in pratica non più di una burbera la settimana. Per la maggior parte delle persone che vivono nei paesi occidentali, questo significherebbe ridurre da cinque a 10 volte il consumo di carne.
La riduzione riguarderebbe anche il consumo di pesce e di carni come il pollo e il tacchino. Un nuovo ogni sette giorni e al massimo un bicchiere di latte al giorno, sono altre indicazioni contenute nello studio.
Una tale trasformazione dei regimi alimentari potrebbe aiutare a prevenire circa 11, 6 milioni di morti precoci all’anno dovuta una cattiva alimentazione. Ma i benefici non riguarderebbero solo la salute umana. Anche l’ambiente trarrebbe un gran giovamento da una simile trasformazione nei consumi alimentari della popolazione mondiale.
Una riduzione delle attività umane nel settore dell’allevamento permetterebbe infatti di limitare numerosi impatti negativi sull’ambiente. Circa il 70% delle riserve mondiali d’acqua dolce utilizzato per l’irrigazione dei campi, destinati poi alimentazione degli animali di allevamento.
Non e così semplice
Un simile cambio radicale dello stile di vita alimentare le persone non ha mancato di suscitare critiche. Da quelle più ovvie proveniente dai produttori di carne latticini, che rivendicano il valore nazionale delle proteine animali, a quelle di molti nutrizionisti che ritengono sbilanciata una simile dieta.